Quando il parlamentare diviene bersaglio delle captazioni e del sequestro di corrispondenza rivolti all'interlocutore: oltre i “confini” dell'art. 68 comma 3 Cost.

Investita di un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevato dal Senato, che lamentava la violazione da parte dell’autorità giudiziaria dell’obbligo di dotarsi dell’autorizzazione ad actum di cui all’art. 68 comma 3 Cost., la Corte costituzionale ha accolto la tesi del ricorrente, ritenendo inutilizzabili le captazioni disposte sull’utenza di un indagato, interlocutore abituale di un parlamentare, e i messaggi scambiati tra i due, rinvenuti nel dispositivo telefonico del medesimo, oggetto di sequestro. L’Autrice analizza le argomentazioni della decisione, formulando una differente ricostruzione, che non ritiene necessario il nulla osta preventivo quando la captazione dei colloqui e l’acquisizione della corrispondenza elettronica che vedono coinvolto il parlamentare divenuto nel frattempo bersaglio investigativo siano avvenuti sulla base di una ragione preesistente, che attiene al cittadino comune destinatario ab origine delle indagini.