Tra le testimonianze archeologiche, ve ne sono alcune con una natura complessa che, pur presentandosi sotto forma di ruderi, mantengono i caratteri e le problematiche proprie di un centro urbano, la cui organizzazione, da un punto di vista gestionale, è assimilabile a quelle di una città contemporanea di medie dimensioni. Si tratta di contesti archeologici la cui conservazione non può essere assicurata se non in forma contestualizzata, mediante l’integrale mantenimento dei siti. Vi è dunque la necessità di veri e propri progetti di pianificazione programmata fino alla scala territoriale. Il contributo vuole analizzare quanto accaduto nell’area archeologica di Ostia Antica - una città portuale di epoca romana, il cui primo impianto risale al IV sec. a.C., situata nei pressi della foce del Tevere lungo il litorale laziale - per produrre alcune riflessioni in merito sia alle differenti visioni con cui ci si è approcciati alla scoperta e conoscenza della città nel corso del tempo, sia ai vari metodi d’intervento adottati nel corso della storia degli scavi, partendo dal Settecento fino ad arrivare al secondo dopoguerra. Scopo dello scritto è quello di mettere a confronto i diversi approcci, prodotti sulla base delle indicazioni date dalle leggi e dalle Carte del Restauro. In particolare, si procederà ad analizzare criticamente gli interventi di sterro, sistemazione e restauro dell’area dei “nuovi scavi” – svolti nella prospettiva della mai tenuta Esposizione Universale del 1942 – per mettere in luce il processo di cambiamento che avvenne, a partire dal Novecento, nel programma di sistemazione e di restauro degli scavi per la conoscenza della città, sotto la direzione del Soprintendente Guido Calza e dell’architetto Italo Gismondi. Tra gli edifici e i complessi che verranno citati per illustrare le categorie di interventi che furono messi in atto verrà approfondita la storia dello scavo dell’Insula delle Volte Dipinte – all’interno della III regio – presa ad esempio per comprendere, attraverso la lettura degli interventi che sono stati effettuati a partire dal 1938 fino al 1970, i diversi approcci che portarono a differenti esiti teorici e pratici.
Ostia Antica città-rovina. Una storia di scavi tra restauro e urbanistica.
Alessandra Cattaneo
;
2024
Abstract
Tra le testimonianze archeologiche, ve ne sono alcune con una natura complessa che, pur presentandosi sotto forma di ruderi, mantengono i caratteri e le problematiche proprie di un centro urbano, la cui organizzazione, da un punto di vista gestionale, è assimilabile a quelle di una città contemporanea di medie dimensioni. Si tratta di contesti archeologici la cui conservazione non può essere assicurata se non in forma contestualizzata, mediante l’integrale mantenimento dei siti. Vi è dunque la necessità di veri e propri progetti di pianificazione programmata fino alla scala territoriale. Il contributo vuole analizzare quanto accaduto nell’area archeologica di Ostia Antica - una città portuale di epoca romana, il cui primo impianto risale al IV sec. a.C., situata nei pressi della foce del Tevere lungo il litorale laziale - per produrre alcune riflessioni in merito sia alle differenti visioni con cui ci si è approcciati alla scoperta e conoscenza della città nel corso del tempo, sia ai vari metodi d’intervento adottati nel corso della storia degli scavi, partendo dal Settecento fino ad arrivare al secondo dopoguerra. Scopo dello scritto è quello di mettere a confronto i diversi approcci, prodotti sulla base delle indicazioni date dalle leggi e dalle Carte del Restauro. In particolare, si procederà ad analizzare criticamente gli interventi di sterro, sistemazione e restauro dell’area dei “nuovi scavi” – svolti nella prospettiva della mai tenuta Esposizione Universale del 1942 – per mettere in luce il processo di cambiamento che avvenne, a partire dal Novecento, nel programma di sistemazione e di restauro degli scavi per la conoscenza della città, sotto la direzione del Soprintendente Guido Calza e dell’architetto Italo Gismondi. Tra gli edifici e i complessi che verranno citati per illustrare le categorie di interventi che furono messi in atto verrà approfondita la storia dello scavo dell’Insula delle Volte Dipinte – all’interno della III regio – presa ad esempio per comprendere, attraverso la lettura degli interventi che sono stati effettuati a partire dal 1938 fino al 1970, i diversi approcci che portarono a differenti esiti teorici e pratici.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.