È possibile un sapere dell’immediato e del particolare? È possibile un sapere del ‘questo’? Jean Wahl non soltanto risponde affermativamente a queste domande ma auspica che la filosofia si costituisca come un sapere dell’hic et nunc, ossia come un pensiero del “concreto”. E “concreto”, per Wahl e i suoi interlocutori prediletti – William James, Alfred North Whitehead e Gabriel Marcel – vuol dire “sentito”. È il sentito, infatti, ciò che esiste attualmente e che esprime un contatto con le cose “così come sono”. La sfida di un empirismo radicale, invero, è non escludere nulla di ciò che si dà come e nell’esperienza, ma se tutto è, e deve essere, esperienza, tosto ché tutto ciò che è reale è sperimentabile e tutto ciò che è sperimentabile è reale, l’esperienza, dal canto suo, non è mai l’esperienza di una generalità. A differenza dell’empirismo di uno Spencer o di un Mill, l’empirismo di James, Whitehead e Marcel vede i fatti nella loro brutalità e nella loro bellezza, ma vedere, per ciascuno, significa sentire grazie ad atti di ricettività cieca che Wahl non esita a qualificare come “prensioni senza apprensioni”. Tali sono i “feelings” e di essi occorre fidarsi per cogliere, al di là dei binarismi, primo fra tutti quello che divide la natura in qualità primarie e secondarie, il reale nella sua concretezza.
VERSO IL SENTITO. Sull'empirismo sentimentale di James, Whitehead e Marcel letti da Wahl
CAMPO A
2020
Abstract
È possibile un sapere dell’immediato e del particolare? È possibile un sapere del ‘questo’? Jean Wahl non soltanto risponde affermativamente a queste domande ma auspica che la filosofia si costituisca come un sapere dell’hic et nunc, ossia come un pensiero del “concreto”. E “concreto”, per Wahl e i suoi interlocutori prediletti – William James, Alfred North Whitehead e Gabriel Marcel – vuol dire “sentito”. È il sentito, infatti, ciò che esiste attualmente e che esprime un contatto con le cose “così come sono”. La sfida di un empirismo radicale, invero, è non escludere nulla di ciò che si dà come e nell’esperienza, ma se tutto è, e deve essere, esperienza, tosto ché tutto ciò che è reale è sperimentabile e tutto ciò che è sperimentabile è reale, l’esperienza, dal canto suo, non è mai l’esperienza di una generalità. A differenza dell’empirismo di uno Spencer o di un Mill, l’empirismo di James, Whitehead e Marcel vede i fatti nella loro brutalità e nella loro bellezza, ma vedere, per ciascuno, significa sentire grazie ad atti di ricettività cieca che Wahl non esita a qualificare come “prensioni senza apprensioni”. Tali sono i “feelings” e di essi occorre fidarsi per cogliere, al di là dei binarismi, primo fra tutti quello che divide la natura in qualità primarie e secondarie, il reale nella sua concretezza.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.