Ogni volta che Bergson vuole descrivere il modo in cui la metafisica tradizionale ha pensato il rapporto tra Dio e il mondo, l'eternità e il tempo, la forma e la materia, sceglie sempre la stessa immagine. Quella, alchemica ed economica, della "pièce d'or" e del suo legame con la "menue monnaie". Nei suoi corsi e nelle sue opere, la si trova impiegata dieci volte in tutto: cinque nelle sue lezioni dedicate alla Histoire de l'idée du temps (1902-19003), una in Introduzione alla metafisica (1903), tre in L’Evoluzione creatrice (1907) e un’ultima nel suo corso al Collège de France consacrato al Tractatus de intellectus emendatione di Spinoza (1910-1911). In questo articolo ci prefiggiamo di dimostrare che l’immagine della pièce d’or è l'"immagine mediatrice" della filosofia di Bergson, un’immagine non diversa da quella che lui stesso giudica mediatrice rispetto alla filosofia di Spinoza.

Sentimus experimurque nos aureos esse: l'immagine mediatrice della filosofia bergsoniana,

CAMPO A
2018

Abstract

Ogni volta che Bergson vuole descrivere il modo in cui la metafisica tradizionale ha pensato il rapporto tra Dio e il mondo, l'eternità e il tempo, la forma e la materia, sceglie sempre la stessa immagine. Quella, alchemica ed economica, della "pièce d'or" e del suo legame con la "menue monnaie". Nei suoi corsi e nelle sue opere, la si trova impiegata dieci volte in tutto: cinque nelle sue lezioni dedicate alla Histoire de l'idée du temps (1902-19003), una in Introduzione alla metafisica (1903), tre in L’Evoluzione creatrice (1907) e un’ultima nel suo corso al Collège de France consacrato al Tractatus de intellectus emendatione di Spinoza (1910-1911). In questo articolo ci prefiggiamo di dimostrare che l’immagine della pièce d’or è l'"immagine mediatrice" della filosofia di Bergson, un’immagine non diversa da quella che lui stesso giudica mediatrice rispetto alla filosofia di Spinoza.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2746462
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