Cosa Kant abbia visto chiamando “Factum der Vernunft” quella moltitudine di fenomeni individuata abilmente da Lewis White Beck è, ancora oggi, incerto. E, d’altra parte, lo stesso Beck giudicava impossibile comprimerne la varietà semantica in un’unica interpretazione stante il fatto che, per di più, in alcuni suoi scritti Kant impiega il sostantivo “Factum” in riferimento ad altro ancora. Ma allora, si può escludere l’esistenza di altri facta e, più in particolare, di un Factum della sensazione? È possibile, cioè, parlare di Factum der Empfindung analogo a quello, introdotto da Kant nella seconda Critica, come Factum der Vernunft? Scopo di questo articolo è dimostrare come il Factum della ragione non sia l’unico Factum ammesso dal criticismo. Nelle pagine dell’Analitica trascendentale dedicate all’esposizione delle Anticipazioni della percezione, Kant illustra una sintesi sui generis non così diversa da quella del 1788: una sintesi asintetica la cui condizione di possibilità è un certo, preliminare, darsi del suo “oggetto” nel modo dell’affezione.

Factum della ragione, factum della sensazione: il chiasma degli eterogenei nelle prime due Critiche

CAMPO A
2020

Abstract

Cosa Kant abbia visto chiamando “Factum der Vernunft” quella moltitudine di fenomeni individuata abilmente da Lewis White Beck è, ancora oggi, incerto. E, d’altra parte, lo stesso Beck giudicava impossibile comprimerne la varietà semantica in un’unica interpretazione stante il fatto che, per di più, in alcuni suoi scritti Kant impiega il sostantivo “Factum” in riferimento ad altro ancora. Ma allora, si può escludere l’esistenza di altri facta e, più in particolare, di un Factum della sensazione? È possibile, cioè, parlare di Factum der Empfindung analogo a quello, introdotto da Kant nella seconda Critica, come Factum der Vernunft? Scopo di questo articolo è dimostrare come il Factum della ragione non sia l’unico Factum ammesso dal criticismo. Nelle pagine dell’Analitica trascendentale dedicate all’esposizione delle Anticipazioni della percezione, Kant illustra una sintesi sui generis non così diversa da quella del 1788: una sintesi asintetica la cui condizione di possibilità è un certo, preliminare, darsi del suo “oggetto” nel modo dell’affezione.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2746463
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