È possibile assistere alla propria nascita o essere lucidi mentre si sogna? È possibile, si domanda Husserl a partire dagli anni ’20, descrivere l’auto-costituzione della soggettività trascendentale? E se si, a quali condizioni? Le stesse che rendono possibile la descrizione degli atti di coscienza? Le Lezioni sulla sintesi passiva sono lezioni in cui il senso trascendentale della fenomenologia è riformulato a partire dalle nozioni di passività, sensazione, materia, genesi e ricettività. E tuttavia, malgrado “affezione”, “vita” e “inconscio” siano termini scelti per indicare l’altro della coscienza, quest’ultima pare uscire rafforzata, o "élargie", finanche dall’esplorazione del suo sottosuolo. Husserl, infatti, indietreggia davanti alla possibilità di pensare una passività davvero originaria, ossia irrecuperabile in qualsivoglia attività ulteriore. Ma questa inibizione è forse scioglibile? E l’esito, per molti versi simile a un déjà-vu, in cui le analisi della passività si risolvono è scongiurabile restando dentro l’orizzonte fenomenologico? Scopo del presente lavoro è rispondere a tali domande illustrando quelle che, per comodità, possono esser definite l’aporia, la diaporia e l’euporia delle Analysen Zur Passiven Synthesis, ossia 1. La paradossalità della sfida; 2. Il suo attraversamento mediato dal passaggio in altro; 3. La sua soluzione.

Presenza impossibile, assenza necessaria: aporia, diaporia ed euporia delle analisi husserliane sulla passività

CAMPO A
2020

Abstract

È possibile assistere alla propria nascita o essere lucidi mentre si sogna? È possibile, si domanda Husserl a partire dagli anni ’20, descrivere l’auto-costituzione della soggettività trascendentale? E se si, a quali condizioni? Le stesse che rendono possibile la descrizione degli atti di coscienza? Le Lezioni sulla sintesi passiva sono lezioni in cui il senso trascendentale della fenomenologia è riformulato a partire dalle nozioni di passività, sensazione, materia, genesi e ricettività. E tuttavia, malgrado “affezione”, “vita” e “inconscio” siano termini scelti per indicare l’altro della coscienza, quest’ultima pare uscire rafforzata, o "élargie", finanche dall’esplorazione del suo sottosuolo. Husserl, infatti, indietreggia davanti alla possibilità di pensare una passività davvero originaria, ossia irrecuperabile in qualsivoglia attività ulteriore. Ma questa inibizione è forse scioglibile? E l’esito, per molti versi simile a un déjà-vu, in cui le analisi della passività si risolvono è scongiurabile restando dentro l’orizzonte fenomenologico? Scopo del presente lavoro è rispondere a tali domande illustrando quelle che, per comodità, possono esser definite l’aporia, la diaporia e l’euporia delle Analysen Zur Passiven Synthesis, ossia 1. La paradossalità della sfida; 2. Il suo attraversamento mediato dal passaggio in altro; 3. La sua soluzione.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2746481
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