Il tema dei cambiamenti climatici è particolarmente suscettibile alla disinformazione. Parte delle informazioni false provengono da campagne che mirano a manipolare l’opinione pubblica e i policymakers, tanto per fini politico-elettorali (Vu, Baines, Nguyen, 2022), tanto per avvantaggiare specifici settori economici (Treen, Williams & O’Neill, 2017; Norgaard, 2011; Klein, 2015). Inoltre la presenza di voci contrarie che si pongono come esperte e legittimate ad inserirsi all’interno del dibattito sui cambiamenti climatici, contribuisce al deterioramento del consenso scientifico attorno al fenomeno (Boykoff, 2013; Lewandowsky et al., 2015). In questo contesto hanno trovato spazio circa 400 gruppi nazionali ed internazionali di fact-checker (Stencel, Ryan, Luther, 2022). Tuttavia appaiono critiche alcune questioni come la difficoltà di misurazione dell’efficacia del fact checking (Lewandowsky et al., 2012; Ecker et al., 2022), la presenza di dinamiche che spingono gli utenti a schierarsi a priori a favore o contro il consenso scientifico (Zollo et al., 2017; Williams et al., 2015) E infine il ruolo dei bias cognitivi all’interno delle attività redazionali dei fact-checker (Dimitrova & Nelson, 2017; Shoemaker & Reese, 2013). Ciononostante, la trasparenza delle fonti, un informazione contestuale e la vividezza dei contenuti sono individuati come fattori chiave nell’attivazione dell’engagement online. (Kim et al. 2022) Ipotesi e domande di ricerca Lo spazio disintermediato dei social network offre la possibilità a singoli utenti di appropriarsi e riformulare le notizie (Boccia Artieri & Marinelli, 2018), fondendo comunicazione professionale e non (Picardi, 2019). Nel caso dei cambiamenti climatici, gli utenti dimostrano di aver sviluppato una propria soggettività all’interno del discorso (Carvalho, 2010), aprendo a pratiche di “citizen-science” e “citizen-journalism” (Allan & Ewart, 2015). Inoltre l’appropriazione, la condivisione e la negazione dell'informazione scientifica rientrano in quelle dinamiche di politicizzazione del tema (Pearce et al., 2015). Per far emergere quali sono, dunque, le pratiche innescate dal debunking sui cambiamenti climatici nella Facebook-sfera italiana, il presente lavoro è articolato attorno alle seguenti ipotesi (HP) e domande di ricerca (RQ): HP: Gli utenti usano i contenuti di debunking per funzioni che prescindono dal contrasto alla disinformazione. RQ1: Quali sono i temi maggiormente rappresentati nell’azione di debunking legati al discorso ecologista? RQ2: A quali formati giornalistici riconoscibili si rifanno gli articoli di debunking? RQ3: Quali framing applicano gli utenti nella condivisione delle notizie di debunking? Risultati preliminari Tra i temi più affrontati dai fact checkers troviamo notizie event-driven, quali alluvioni e siccità. L’attivismo e le automobili elettriche sono un altro argomento presente nel campione. Si riscontrano fake news legate al cospirazionismo, che alimentano retoriche sulla manipolazione da parte di élite e media dei cambiamenti climatici. Alcune pagine satiriche hanno fatto del caso del volo NATO prima dell’alluvione nelle Marche, un elemento con cui prendere di mira gli utenti che hanno diffuso le fake news. Infine, la politica nazionale si è espressa imprecisamente su energia ed ambiente. Le dichiarazioni fuorvianti dei politici italiani sembrano attivare maggiormente effetti di partigianeria social degli utenti in disaccordo con una determinata figura. Metodologia Nel periodo che va da Ottobre 2021 a quello dell’anno successivo, sono state selezionate gli articoli presenti nei siti dei principali fact-checker italiani (Open, Facta, Pagella Politica, Bufale, LaVoce.info, BUTAC) che trattavano fake news su temi ambientali. Questo primo corpus di articoli (N=107) ha permesso di elaborare diverse keyword, utilizzate per ottenere i contenuti circolati su Facebook. Questo secondo corpus (N=8.254) è stato manualmente etichettato in modo da individuare i contenuti sia favorevoli che contrari a fake news e debunk. Tale approccio ha dimostrato che i post “contrari alla fake news” sono più diffusi di quelli a “supporto del debunking”, restituendo una pluralità di utilizzi e finalità con cui gli utenti si appropriano della verificazione del fatto

Il debunking in Italia delle bufale verdi: un’analisi delle pratiche partecipative attorno al climate change

Francesco Maria Parente;
2023

Abstract

Il tema dei cambiamenti climatici è particolarmente suscettibile alla disinformazione. Parte delle informazioni false provengono da campagne che mirano a manipolare l’opinione pubblica e i policymakers, tanto per fini politico-elettorali (Vu, Baines, Nguyen, 2022), tanto per avvantaggiare specifici settori economici (Treen, Williams & O’Neill, 2017; Norgaard, 2011; Klein, 2015). Inoltre la presenza di voci contrarie che si pongono come esperte e legittimate ad inserirsi all’interno del dibattito sui cambiamenti climatici, contribuisce al deterioramento del consenso scientifico attorno al fenomeno (Boykoff, 2013; Lewandowsky et al., 2015). In questo contesto hanno trovato spazio circa 400 gruppi nazionali ed internazionali di fact-checker (Stencel, Ryan, Luther, 2022). Tuttavia appaiono critiche alcune questioni come la difficoltà di misurazione dell’efficacia del fact checking (Lewandowsky et al., 2012; Ecker et al., 2022), la presenza di dinamiche che spingono gli utenti a schierarsi a priori a favore o contro il consenso scientifico (Zollo et al., 2017; Williams et al., 2015) E infine il ruolo dei bias cognitivi all’interno delle attività redazionali dei fact-checker (Dimitrova & Nelson, 2017; Shoemaker & Reese, 2013). Ciononostante, la trasparenza delle fonti, un informazione contestuale e la vividezza dei contenuti sono individuati come fattori chiave nell’attivazione dell’engagement online. (Kim et al. 2022) Ipotesi e domande di ricerca Lo spazio disintermediato dei social network offre la possibilità a singoli utenti di appropriarsi e riformulare le notizie (Boccia Artieri & Marinelli, 2018), fondendo comunicazione professionale e non (Picardi, 2019). Nel caso dei cambiamenti climatici, gli utenti dimostrano di aver sviluppato una propria soggettività all’interno del discorso (Carvalho, 2010), aprendo a pratiche di “citizen-science” e “citizen-journalism” (Allan & Ewart, 2015). Inoltre l’appropriazione, la condivisione e la negazione dell'informazione scientifica rientrano in quelle dinamiche di politicizzazione del tema (Pearce et al., 2015). Per far emergere quali sono, dunque, le pratiche innescate dal debunking sui cambiamenti climatici nella Facebook-sfera italiana, il presente lavoro è articolato attorno alle seguenti ipotesi (HP) e domande di ricerca (RQ): HP: Gli utenti usano i contenuti di debunking per funzioni che prescindono dal contrasto alla disinformazione. RQ1: Quali sono i temi maggiormente rappresentati nell’azione di debunking legati al discorso ecologista? RQ2: A quali formati giornalistici riconoscibili si rifanno gli articoli di debunking? RQ3: Quali framing applicano gli utenti nella condivisione delle notizie di debunking? Risultati preliminari Tra i temi più affrontati dai fact checkers troviamo notizie event-driven, quali alluvioni e siccità. L’attivismo e le automobili elettriche sono un altro argomento presente nel campione. Si riscontrano fake news legate al cospirazionismo, che alimentano retoriche sulla manipolazione da parte di élite e media dei cambiamenti climatici. Alcune pagine satiriche hanno fatto del caso del volo NATO prima dell’alluvione nelle Marche, un elemento con cui prendere di mira gli utenti che hanno diffuso le fake news. Infine, la politica nazionale si è espressa imprecisamente su energia ed ambiente. Le dichiarazioni fuorvianti dei politici italiani sembrano attivare maggiormente effetti di partigianeria social degli utenti in disaccordo con una determinata figura. Metodologia Nel periodo che va da Ottobre 2021 a quello dell’anno successivo, sono state selezionate gli articoli presenti nei siti dei principali fact-checker italiani (Open, Facta, Pagella Politica, Bufale, LaVoce.info, BUTAC) che trattavano fake news su temi ambientali. Questo primo corpus di articoli (N=107) ha permesso di elaborare diverse keyword, utilizzate per ottenere i contenuti circolati su Facebook. Questo secondo corpus (N=8.254) è stato manualmente etichettato in modo da individuare i contenuti sia favorevoli che contrari a fake news e debunk. Tale approccio ha dimostrato che i post “contrari alla fake news” sono più diffusi di quelli a “supporto del debunking”, restituendo una pluralità di utilizzi e finalità con cui gli utenti si appropriano della verificazione del fatto
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2748951
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