Con l’avvento della rivoluzione digitale la scuola del XXI secolo si trova ad affrontare nuove forme di analfabetismo che rischiano di compromettere la capacità delle persone di partecipare attivamente e responsabilmente alla vita sociale, economica e politica della propria comunità in un mondo sempre più globale e interconnesso. La diffusione su scala mondiale delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT), se da un lato ha condotto a un’informazione più plurale, libera e facilmente accessibile (almeno in una certa parte del mondo), dall’altro ha influenzato profondamente il modo in cui chi ne fruisce forma e giustifica le proprie convinzioni e ha determinato una maggiore esposizione a fenomeni di disordine informativo e di illusione di conoscenza (Sloman e Fernbach, 2018). Ne consegue, da un punto di vista pedagogico-didattico, l’urgenza di interrogarsi su come aggiornare la formazione dei docenti affinché siano in grado di trasformare le proprie discipline in campi di attività e di esperienza che consentano agli studenti di sviluppare, parallelamente agli apprendimenti di conoscenze e abilità dominio-specifiche, buone abitudini epistemiche coerenti con una cittadinanza responsabile (Baldacci, 2006). La nostra ipotesi è a favore di un modello di formazione degli insegnanti (Baldacci, 2020) che preveda una stretta e proficua collaborazione fra ricerca didattica e indagine epistemologica alla luce del fatto, come già suggeriva Damiano (2004, p. 101), che entrambe le discipline condividono il medesimo oggetto di studio: «il modo in cui si costruisce il sapere». In questo quadro, in linea con Sandoval (2005), ci riferiremo all’epistemologia come teoria della conoscenza disciplinare articolata attorno a tre quesiti fondamentali sulla natura della conoscenza (che cosa esattamente conosciamo?), sulle pratiche epistemiche (come sappiamo ciò che sappiamo?) e sui criteri di validità di conoscenze e pratiche (perché ci crediamo?). La proposta che avanziamo in questo contributo consiste nell’aiutare gli insegnanti a interrogare il proprio sapere disciplinare in chiave epistemologica fornendo loro principi di strutturazione di attività didattiche (Stenhouse, 1975) che consentano agli studenti di sviluppare come apprendimento collaterale diposizioni stabili e durature che li rendano inclini a mettere in atto comportamenti epistemicamente virtuosi (virtù epistemiche). Formare i docenti all’uso di principi operativi capaci di integrare strutturalmente il contributo che l’epistemologia può offrire alla chiarificazione e soluzione di problemi didattici rappresenta, a nostro avviso, una riposta – per quanto parziale, integrabile e rivedibile – al quesito, tutt’altro che banale, di come trasformare un ambito di studio ampio e complesso con cui gli insegnanti hanno in genere scarsa dimestichezza in un’efficace risorsa per selezionare e ricostruire i saperi disciplinari a fini formativi.
Insegnare nel XXI secolo. Il ruolo dell’epistemologia nello sviluppo professionale dei docenti
Monica Tombolato
2025
Abstract
Con l’avvento della rivoluzione digitale la scuola del XXI secolo si trova ad affrontare nuove forme di analfabetismo che rischiano di compromettere la capacità delle persone di partecipare attivamente e responsabilmente alla vita sociale, economica e politica della propria comunità in un mondo sempre più globale e interconnesso. La diffusione su scala mondiale delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT), se da un lato ha condotto a un’informazione più plurale, libera e facilmente accessibile (almeno in una certa parte del mondo), dall’altro ha influenzato profondamente il modo in cui chi ne fruisce forma e giustifica le proprie convinzioni e ha determinato una maggiore esposizione a fenomeni di disordine informativo e di illusione di conoscenza (Sloman e Fernbach, 2018). Ne consegue, da un punto di vista pedagogico-didattico, l’urgenza di interrogarsi su come aggiornare la formazione dei docenti affinché siano in grado di trasformare le proprie discipline in campi di attività e di esperienza che consentano agli studenti di sviluppare, parallelamente agli apprendimenti di conoscenze e abilità dominio-specifiche, buone abitudini epistemiche coerenti con una cittadinanza responsabile (Baldacci, 2006). La nostra ipotesi è a favore di un modello di formazione degli insegnanti (Baldacci, 2020) che preveda una stretta e proficua collaborazione fra ricerca didattica e indagine epistemologica alla luce del fatto, come già suggeriva Damiano (2004, p. 101), che entrambe le discipline condividono il medesimo oggetto di studio: «il modo in cui si costruisce il sapere». In questo quadro, in linea con Sandoval (2005), ci riferiremo all’epistemologia come teoria della conoscenza disciplinare articolata attorno a tre quesiti fondamentali sulla natura della conoscenza (che cosa esattamente conosciamo?), sulle pratiche epistemiche (come sappiamo ciò che sappiamo?) e sui criteri di validità di conoscenze e pratiche (perché ci crediamo?). La proposta che avanziamo in questo contributo consiste nell’aiutare gli insegnanti a interrogare il proprio sapere disciplinare in chiave epistemologica fornendo loro principi di strutturazione di attività didattiche (Stenhouse, 1975) che consentano agli studenti di sviluppare come apprendimento collaterale diposizioni stabili e durature che li rendano inclini a mettere in atto comportamenti epistemicamente virtuosi (virtù epistemiche). Formare i docenti all’uso di principi operativi capaci di integrare strutturalmente il contributo che l’epistemologia può offrire alla chiarificazione e soluzione di problemi didattici rappresenta, a nostro avviso, una riposta – per quanto parziale, integrabile e rivedibile – al quesito, tutt’altro che banale, di come trasformare un ambito di studio ampio e complesso con cui gli insegnanti hanno in genere scarsa dimestichezza in un’efficace risorsa per selezionare e ricostruire i saperi disciplinari a fini formativi.| File | Dimensione | Formato | |
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