Nel 1916 Sigmund Freud compara la propria teoria alle scoperte di Niccolò Copernico e Charles Darwin, parlandone come di tre gravi umiliazioni inferte dall’indagine scientifica al narcisismo umano. Nel presente articolo ci si sofferma sull’umiliazione inferta da Darwin, sostenendo come il non avere ancora acquisito piena consapevolezza di essa abbia contribuito a trasformare la cosiddetta questione ambientale in una vera e propria urgenza ecologica. Obiettivo dell’articolo è mostrare come alcuni tra i più illustri teorici presenti all’interno del dibattito che caratterizza oggi l’etica ambientale, abbiano preso le mosse proprio dal pensiero del naturalista inglese e dai successivi sviluppi della biologia. Nel testo ci si concentra in modo particolare su autori come Aldo Leopold, John Baird Callicott, Paul Taylor e Holmes Rolston III. Secondo la land ethic di Leopold e Callicott il destino della comunità morale è di arrivare prima o poi a combaciare con l’intera comunità biotica in un processo di evoluzione etico-sociale caratterizzato dalla graduale estensione di quello stesso sentimento morale di altruismo comunitario di cui già l’autore de L’origine delle specie aveva illustrato i grandi vantaggi evolutivi. Taylor ha portato un famoso epigramma di Darwin, nel quale egli raccomandava a se stesso di non definire mai “superiore” o “inferiore” la struttura di un organismo, alle sue estreme conseguenze etiche, fino a fondarvi un’etica biocentrica articolata attorno al valore intrinseco di ogni organismo vivente. La Earth ethic di Rolston raccoglie un’umanità “umiliata” dalle scoperte di Darwin e dai loro ulteriori sviluppi, offrendole una possibilità per riscattarsi, trasformando la propria enorme unicità in un’enorme responsabilità morale. Attraverso un’analisi degli aspetti centrali delle teorie degli autori sopra citati, l’articolo mostra come, nell’intento di fondare un’etica ambientale non-antropocentrica, non si tratti di negare, ma anzi di porre in dialogo – e di fare così risaltare – entrambe le nature umane: quella di organismo biologico che vive adattandosi al mondo e quella di agente morale che decide come vivere la propria vita.
L'umiliazione di Darwin
ANDREOZZI M
2022
Abstract
Nel 1916 Sigmund Freud compara la propria teoria alle scoperte di Niccolò Copernico e Charles Darwin, parlandone come di tre gravi umiliazioni inferte dall’indagine scientifica al narcisismo umano. Nel presente articolo ci si sofferma sull’umiliazione inferta da Darwin, sostenendo come il non avere ancora acquisito piena consapevolezza di essa abbia contribuito a trasformare la cosiddetta questione ambientale in una vera e propria urgenza ecologica. Obiettivo dell’articolo è mostrare come alcuni tra i più illustri teorici presenti all’interno del dibattito che caratterizza oggi l’etica ambientale, abbiano preso le mosse proprio dal pensiero del naturalista inglese e dai successivi sviluppi della biologia. Nel testo ci si concentra in modo particolare su autori come Aldo Leopold, John Baird Callicott, Paul Taylor e Holmes Rolston III. Secondo la land ethic di Leopold e Callicott il destino della comunità morale è di arrivare prima o poi a combaciare con l’intera comunità biotica in un processo di evoluzione etico-sociale caratterizzato dalla graduale estensione di quello stesso sentimento morale di altruismo comunitario di cui già l’autore de L’origine delle specie aveva illustrato i grandi vantaggi evolutivi. Taylor ha portato un famoso epigramma di Darwin, nel quale egli raccomandava a se stesso di non definire mai “superiore” o “inferiore” la struttura di un organismo, alle sue estreme conseguenze etiche, fino a fondarvi un’etica biocentrica articolata attorno al valore intrinseco di ogni organismo vivente. La Earth ethic di Rolston raccoglie un’umanità “umiliata” dalle scoperte di Darwin e dai loro ulteriori sviluppi, offrendole una possibilità per riscattarsi, trasformando la propria enorme unicità in un’enorme responsabilità morale. Attraverso un’analisi degli aspetti centrali delle teorie degli autori sopra citati, l’articolo mostra come, nell’intento di fondare un’etica ambientale non-antropocentrica, non si tratti di negare, ma anzi di porre in dialogo – e di fare così risaltare – entrambe le nature umane: quella di organismo biologico che vive adattandosi al mondo e quella di agente morale che decide come vivere la propria vita.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


