Nell'epoca della globalizzazione lo Stato non deve solo soddisfare le aspettative di benessere sociale dei propri cittadini, ma è costretto anche, se vuole rifinanziare il proprio debito, a soddisfare le aspettative contrattuali dei propri creditori, i quali pretendono, nel caso in cui i conti non siano in ordine, politiche di severa austerità. È anche per questa ragione che la stabilità della moneta (dei prezzi) e la stabilità fiscale (dei bilanci) sono diventate progressivamente la “norma fondamentale” della politica economica europea. Data l’impossibilità di promuovere la crescita attraverso manovre di politica monetaria e fiscale di carattere espansivo agli Stati membri non è restato che scommettere sulle riforme strutturali: ridimensionamento della spesa pubblica, deregolazione dei sistemi sociali e di relazioni industriali, privatizzazione e liberalizzazione dei servizi. Austerità e riforme strutturali costituiscono, per di più, il sinallagma contrattuale degli aiuti finanziari che il Meccanismo europeo di stabilità può corrispondere agli Stati in difficoltà. Il saggio, tuttavia, esprime seri dubbi sull’efficacia di questa ricetta macroeconomica. Non solo perché si stanno accrescendo gli squilibri economico-sociali tra gli Stati membri, ma soprattutto perché si rischia di istituzionalizzare, specie per i Paesi periferici dell’Unione, un circolo vizioso senza uscita tra austerità e riforme strutturali.
Austerità e riforme strutturali nella crisi dell'ordine di Maastricht
LOSURDO, FEDERICO
2014
Abstract
Nell'epoca della globalizzazione lo Stato non deve solo soddisfare le aspettative di benessere sociale dei propri cittadini, ma è costretto anche, se vuole rifinanziare il proprio debito, a soddisfare le aspettative contrattuali dei propri creditori, i quali pretendono, nel caso in cui i conti non siano in ordine, politiche di severa austerità. È anche per questa ragione che la stabilità della moneta (dei prezzi) e la stabilità fiscale (dei bilanci) sono diventate progressivamente la “norma fondamentale” della politica economica europea. Data l’impossibilità di promuovere la crescita attraverso manovre di politica monetaria e fiscale di carattere espansivo agli Stati membri non è restato che scommettere sulle riforme strutturali: ridimensionamento della spesa pubblica, deregolazione dei sistemi sociali e di relazioni industriali, privatizzazione e liberalizzazione dei servizi. Austerità e riforme strutturali costituiscono, per di più, il sinallagma contrattuale degli aiuti finanziari che il Meccanismo europeo di stabilità può corrispondere agli Stati in difficoltà. Il saggio, tuttavia, esprime seri dubbi sull’efficacia di questa ricetta macroeconomica. Non solo perché si stanno accrescendo gli squilibri economico-sociali tra gli Stati membri, ma soprattutto perché si rischia di istituzionalizzare, specie per i Paesi periferici dell’Unione, un circolo vizioso senza uscita tra austerità e riforme strutturali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.