Questo saggio intende ricostruire il rapporto dialettico tra le le istituzioni dell’Unione europea e l’ordine neoliberale e concorrenziale, proponendo una ricostruzione critica del processo d’integrazione europea in tre distinti momenti storici. Nella prima fase, i “Trenta gloriosi”, la vocazione ordoliberale ad elevare la concorrenza a motore portante della costituzione economica comunitaria ha trovato un solido argine e freno nella filosofia interventista-keynesiana. Nella seconda fase, che si apre simbolicamente nei primi anni Settanta con il collasso dell’ordine economico-monetario di Bretton Woods, la razionalità neoliberale si è incarnata in dispositivi coattivi di governance economica mondiale. L’austerità fiscale e le misure di deregolamentazione e liberalizzazione dei mercati sono diventate le precondizioni insuperabili per poter accedere al sostegno finanziario del Fondo monetario internazionale e della Banca Mondiale. Nella terza fase, quella iniziata negli Stati Uniti con la crisi dei mutui sub-prime e proseguita in Europa con la crisi dei debiti sovrani, l’auspicato circolo virtuoso tra stabilità finanziaria e competitività si è trasformato, invece, in un circolo vizioso, specie per i paesi debitori. Questi, chiamati ad implementare misure di austerità fiscale sempre più rigide, al fine di poter rimborsare alle scadenze previste il proprio debito pubblico ai mercati, sono indotti a implementare dosi sempre più vigorose di “riforme strutturali”, al fine di sostenere la propria competitività esterna. In questa maniera, gli ordinamenti di Stati, ancora formalmente sovrani, diventano “prodotti” da mettere in concorrenza reciproca, al fine di espungere i meno idonei a soddisfare le attese degli investitori. Questa Europa neoliberale sta alimentando un po dappertutto movimenti neopopulisti e neosovranisti. Dietro la proposta, apparentemente ingenua, di una globalizzazione dal basso, cova la fecondissima intuizione politica che è venuto il tempo di un nuovo circolo virtuoso tra vincolo esterno e vincolo interno. Di ristabilire, insomma, un rinnovato equilibrio tra apertura al mondo e tutela delle proprie radici democratico-sociali.

L'Unione europea e il declino dell'ordine neoliberale

losurdo federico
2018

Abstract

Questo saggio intende ricostruire il rapporto dialettico tra le le istituzioni dell’Unione europea e l’ordine neoliberale e concorrenziale, proponendo una ricostruzione critica del processo d’integrazione europea in tre distinti momenti storici. Nella prima fase, i “Trenta gloriosi”, la vocazione ordoliberale ad elevare la concorrenza a motore portante della costituzione economica comunitaria ha trovato un solido argine e freno nella filosofia interventista-keynesiana. Nella seconda fase, che si apre simbolicamente nei primi anni Settanta con il collasso dell’ordine economico-monetario di Bretton Woods, la razionalità neoliberale si è incarnata in dispositivi coattivi di governance economica mondiale. L’austerità fiscale e le misure di deregolamentazione e liberalizzazione dei mercati sono diventate le precondizioni insuperabili per poter accedere al sostegno finanziario del Fondo monetario internazionale e della Banca Mondiale. Nella terza fase, quella iniziata negli Stati Uniti con la crisi dei mutui sub-prime e proseguita in Europa con la crisi dei debiti sovrani, l’auspicato circolo virtuoso tra stabilità finanziaria e competitività si è trasformato, invece, in un circolo vizioso, specie per i paesi debitori. Questi, chiamati ad implementare misure di austerità fiscale sempre più rigide, al fine di poter rimborsare alle scadenze previste il proprio debito pubblico ai mercati, sono indotti a implementare dosi sempre più vigorose di “riforme strutturali”, al fine di sostenere la propria competitività esterna. In questa maniera, gli ordinamenti di Stati, ancora formalmente sovrani, diventano “prodotti” da mettere in concorrenza reciproca, al fine di espungere i meno idonei a soddisfare le attese degli investitori. Questa Europa neoliberale sta alimentando un po dappertutto movimenti neopopulisti e neosovranisti. Dietro la proposta, apparentemente ingenua, di una globalizzazione dal basso, cova la fecondissima intuizione politica che è venuto il tempo di un nuovo circolo virtuoso tra vincolo esterno e vincolo interno. Di ristabilire, insomma, un rinnovato equilibrio tra apertura al mondo e tutela delle proprie radici democratico-sociali.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2658066
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