La conoscenza del proprio pubblico è considerata una priorità degli enti e delle organizzazioni culturali, come sembra dimostrare l’attivazione di politiche e progetti di audience development e di audience engagement su scala nazionale e internazionale. Malgrado ciò, la ricerca sul pubblico dello spettacolo dal vivo in Italia non appare ancora adeguata a comprendere caratteristiche, motivazioni e pratiche degli spettatori e in particolare della musica e dell’opera. L’articolo si colloca in questo campo ancora relativamente poco presidiato presentando una studio di caso di rilevanza internazionale quale è il Rossini Opera Festival, a partire dai dati raccolti con una survey che ha coinvolto 570 spettatori dell’edizione 2017. Dopo aver inquadrato la specificità dell’oggetto di analisi - l’opera lirica - gli Autori si focalizzano da un lato sul rapporto tra capitale culturale, gusti e partecipazione culturale degli spettatori del Festival, e dall’altro sul cosiddetto lavoro dello spettatore, cercando di rendere conto dell’autonomia dell’esperienza di consumo che si realizza in una cornice determinata che è quella di un Festival, con un suo preciso posizionamento e una indiscussa rilevanza internazionale. Dall’analisi dei dati emerge il profilo di uno spettatore melomane, vorace e filologo, dove il lavoro di incorporazione si confronta con l’autonomia dell’esperienza spettatoriale. In questo senso l’articolo dimostra come la ricerca sociologica possa rispondere alle necessità conoscitive dei programmi di audience development ed engagement e individuare piste di approfondimento quanti-qualitativo per indagare l’esperienza spettatoriale dal vivo.
Il lavoro dello spettatore dal vivo: capitale culturale incorporato ed esperienza. Il caso del pubblico del Rossini Opera Festival
Gemini, Laura
;Bartoletti, Roberta;Brilli, Stefano
2018
Abstract
La conoscenza del proprio pubblico è considerata una priorità degli enti e delle organizzazioni culturali, come sembra dimostrare l’attivazione di politiche e progetti di audience development e di audience engagement su scala nazionale e internazionale. Malgrado ciò, la ricerca sul pubblico dello spettacolo dal vivo in Italia non appare ancora adeguata a comprendere caratteristiche, motivazioni e pratiche degli spettatori e in particolare della musica e dell’opera. L’articolo si colloca in questo campo ancora relativamente poco presidiato presentando una studio di caso di rilevanza internazionale quale è il Rossini Opera Festival, a partire dai dati raccolti con una survey che ha coinvolto 570 spettatori dell’edizione 2017. Dopo aver inquadrato la specificità dell’oggetto di analisi - l’opera lirica - gli Autori si focalizzano da un lato sul rapporto tra capitale culturale, gusti e partecipazione culturale degli spettatori del Festival, e dall’altro sul cosiddetto lavoro dello spettatore, cercando di rendere conto dell’autonomia dell’esperienza di consumo che si realizza in una cornice determinata che è quella di un Festival, con un suo preciso posizionamento e una indiscussa rilevanza internazionale. Dall’analisi dei dati emerge il profilo di uno spettatore melomane, vorace e filologo, dove il lavoro di incorporazione si confronta con l’autonomia dell’esperienza spettatoriale. In questo senso l’articolo dimostra come la ricerca sociologica possa rispondere alle necessità conoscitive dei programmi di audience development ed engagement e individuare piste di approfondimento quanti-qualitativo per indagare l’esperienza spettatoriale dal vivo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.