Il Conte di Kevenhüller di Giorgio Caproni, pubblicato nel 1986, è ormai un classico della nostra letteratura, un punto fermo che cambia completamente il volto ai variegati guizzi poetici dell’ultimo scampolo di Novecento. «Operetta a brani» in versi liberi, la silloge possiede una tensione narrativa notevole che si realizza, come ha scritto Stefano Verdino, nell’«interrogazione sui fondamenti della vita», cercando di andare al di là del suo «vuoto inespungibile». Dotato di numerosi rimandi ed echi dai più svariati luoghi letterari, il Conte presenta un substrato lemmatico e tematico in costante dialogo con l’intera opera in versi di Eugenio Montale: non solo più o meno esplicite citazioni, ma veri e propri scarti di senso legati alla quête del Dio “in negativo” e al complesso statuto del soggetto.
Temi e lemmi montaliani nel Conte di Kevenhüller di Giorgio Caproni
Alberto Fraccacreta
2020
Abstract
Il Conte di Kevenhüller di Giorgio Caproni, pubblicato nel 1986, è ormai un classico della nostra letteratura, un punto fermo che cambia completamente il volto ai variegati guizzi poetici dell’ultimo scampolo di Novecento. «Operetta a brani» in versi liberi, la silloge possiede una tensione narrativa notevole che si realizza, come ha scritto Stefano Verdino, nell’«interrogazione sui fondamenti della vita», cercando di andare al di là del suo «vuoto inespungibile». Dotato di numerosi rimandi ed echi dai più svariati luoghi letterari, il Conte presenta un substrato lemmatico e tematico in costante dialogo con l’intera opera in versi di Eugenio Montale: non solo più o meno esplicite citazioni, ma veri e propri scarti di senso legati alla quête del Dio “in negativo” e al complesso statuto del soggetto.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.