Nel Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini di Mario Luzi la centralità della parola «luce» è segnalata dalla sua ricorrenza: cinquantuno volte nelle centotrentasei liriche che compongono la silloge. Numerosi sono anche i riferimenti al campo semantico della luce, che variano dal barbaglio del lampo alla radiosità dell’alba. Questo perché la tensione stesso del poema ‘frammentario’ è orientata al conseguimento del luogo luminoso. Simone Martini comincia a immaginare la «luce» nei suoi tortuosi infrapensieri. Poi essa si incarna, prende sempre più spazio e infine avvolge le cose in una dimensione simile al Paradiso dantesco. Il desiderio artistico di Simone è dipingere la «luce» nella sua pienezza (così come quello di Dante e dello stesso Luzi è renderla materia poetica). Lo dimostra la dialettica circolare ‘a singhiozzo’ che lega fra loro le occorrenze linguistiche: idea, azione, totalità. La «luce», da luccichio interiore vagheggiato, diviene – nel corso del libro – personaggio a sé stante (il «sacramento della luce») e, infine, dimensione suprema nella quale il colore e la parola e, persino, l’autore stesso si dissolvono per dare spazio all’«avvento della luce che ci unifica e ci assolve».

La «Luce» nel Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini

Alberto Fraccacreta
2022

Abstract

Nel Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini di Mario Luzi la centralità della parola «luce» è segnalata dalla sua ricorrenza: cinquantuno volte nelle centotrentasei liriche che compongono la silloge. Numerosi sono anche i riferimenti al campo semantico della luce, che variano dal barbaglio del lampo alla radiosità dell’alba. Questo perché la tensione stesso del poema ‘frammentario’ è orientata al conseguimento del luogo luminoso. Simone Martini comincia a immaginare la «luce» nei suoi tortuosi infrapensieri. Poi essa si incarna, prende sempre più spazio e infine avvolge le cose in una dimensione simile al Paradiso dantesco. Il desiderio artistico di Simone è dipingere la «luce» nella sua pienezza (così come quello di Dante e dello stesso Luzi è renderla materia poetica). Lo dimostra la dialettica circolare ‘a singhiozzo’ che lega fra loro le occorrenze linguistiche: idea, azione, totalità. La «luce», da luccichio interiore vagheggiato, diviene – nel corso del libro – personaggio a sé stante (il «sacramento della luce») e, infine, dimensione suprema nella quale il colore e la parola e, persino, l’autore stesso si dissolvono per dare spazio all’«avvento della luce che ci unifica e ci assolve».
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2697473
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