Il lavoro di ricostruzione delle epistemologie professionali dei docenti riveste, non soltanto un’importante funzione euristica, ma anche una significativa valenza formativa, in quanto rende i professionisti consapevoli delle condizioni epistemiche delle pratiche realizzate offrendo loro produttive occasioni di riflessione e di autoriflessione in cui possono esercitare, con differenti dimensioni e livelli di profondità, innovative forme di indagine critica sul proprio agire, rivisitando, non solo le implicazioni teorico-concettuali ma, in primis, i presupposti impliciti, le precondizioni culturali e sociali, i vincoli più o meno occulti che le condizionano. Conferire una “forma narra tiva” a ciò che accade mediante l’azione di chi si narra con la pluralità di vissuti e di storie complesse e “difficili” all’interno di un di contesto accogliente ed inclusivo consente a tutti ed a ciascun soggetto di essere ri-conosciuto e di compartecipare alla sfida dell’abitare inclusivo nel comune territorio d’appartenenza. La narrazione come spazio, tempo e logos riflessivo implica l’attivazione di un processo dialogico di natura sociale che favorisce vera e propria condivisione comunitaria: come processo individuale diventa linguaggio di comune emancipazione esistenziale, perché non è soltanto monologo con se stessi, ma riflessione rigenerativa dell’esperienza vissuta che ri-orienta costantemente l’agire professionale, ri-significandolo. Il diario di tirocinio come strumento di riflessione professionale contribuisce a ri-vivificare la formazione del docente inclusivo e le tradizionali impostazioni didattico-curricolari e gestionali, ridimensionando il rischio della omologante standardizzazione.

La narrazione come luogo inclusivo, tempo e logos riflessivo-trasformativo. Il diario di tirocinio come esperienza di problematizzazione narrativa della professionalità docente

Gaspari P.;Testa S.
2025

Abstract

Il lavoro di ricostruzione delle epistemologie professionali dei docenti riveste, non soltanto un’importante funzione euristica, ma anche una significativa valenza formativa, in quanto rende i professionisti consapevoli delle condizioni epistemiche delle pratiche realizzate offrendo loro produttive occasioni di riflessione e di autoriflessione in cui possono esercitare, con differenti dimensioni e livelli di profondità, innovative forme di indagine critica sul proprio agire, rivisitando, non solo le implicazioni teorico-concettuali ma, in primis, i presupposti impliciti, le precondizioni culturali e sociali, i vincoli più o meno occulti che le condizionano. Conferire una “forma narra tiva” a ciò che accade mediante l’azione di chi si narra con la pluralità di vissuti e di storie complesse e “difficili” all’interno di un di contesto accogliente ed inclusivo consente a tutti ed a ciascun soggetto di essere ri-conosciuto e di compartecipare alla sfida dell’abitare inclusivo nel comune territorio d’appartenenza. La narrazione come spazio, tempo e logos riflessivo implica l’attivazione di un processo dialogico di natura sociale che favorisce vera e propria condivisione comunitaria: come processo individuale diventa linguaggio di comune emancipazione esistenziale, perché non è soltanto monologo con se stessi, ma riflessione rigenerativa dell’esperienza vissuta che ri-orienta costantemente l’agire professionale, ri-significandolo. Il diario di tirocinio come strumento di riflessione professionale contribuisce a ri-vivificare la formazione del docente inclusivo e le tradizionali impostazioni didattico-curricolari e gestionali, ridimensionando il rischio della omologante standardizzazione.
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