Il contributo analizza lo stato del volontariato in Italia, con particolare attenzione alle sue dimensioni territoriali e sociodemografiche, collocandolo nel contesto europeo in ottica comparativa. L’indagine si basa sui dati degli ultimi due Round dell’European Social Survey (2023 e 2025) e si concentra sul volontariato sia periodico sia saltuario, non retribuito ma svolto all’interno di organizzazioni non profit e caritatevoli – escludendo le forme di impegno puramente individuali. I risultati evidenziano come l’Italia presenti un tasso di partecipazione volontaria inferiore alla media europea (14,3% contro 18,4%) e in diminuzione negli ultimi anni, con un calo accentuato nel Nord-Est. Resiste, invece, nelle regioni del Centro Italia, che conoscono oggi il più alto tasso di partecipazione. L’impegno volontario appare comunque socialmente e territorialmente diseguale: più diffuso tra donne, giovani e soggetti con più alto reddito; più stabile tra i praticanti religiosi assidui, nelle periferie delle grandi città o nei piccoli paesi, e sovente legato a un orientamento politico. Rispetto all’Europa, il volontariato italiano risulta più ancorato a risorse economiche, capitale sociale tradizionale e pratica religiosa, e meno alimentato da orientamenti laici o da cittadini politicamente «non collocati». Tanto in Italia quanto in Europa nel suo insieme, l’attività di volontariato appare inferiore nei ‘centri’ delle grandi città. Il quadro complessivo ci restituisce un volontariato italiano non in buona salute, con una partecipazione civica più disomogenea rispetto al contesto europeo.
L’impegno civico in Italia: Un esame comparativo sullo stato del volontariato
Fabio Bordignon;Luigi Ceccarini;Giacomo Salvarani
2025
Abstract
Il contributo analizza lo stato del volontariato in Italia, con particolare attenzione alle sue dimensioni territoriali e sociodemografiche, collocandolo nel contesto europeo in ottica comparativa. L’indagine si basa sui dati degli ultimi due Round dell’European Social Survey (2023 e 2025) e si concentra sul volontariato sia periodico sia saltuario, non retribuito ma svolto all’interno di organizzazioni non profit e caritatevoli – escludendo le forme di impegno puramente individuali. I risultati evidenziano come l’Italia presenti un tasso di partecipazione volontaria inferiore alla media europea (14,3% contro 18,4%) e in diminuzione negli ultimi anni, con un calo accentuato nel Nord-Est. Resiste, invece, nelle regioni del Centro Italia, che conoscono oggi il più alto tasso di partecipazione. L’impegno volontario appare comunque socialmente e territorialmente diseguale: più diffuso tra donne, giovani e soggetti con più alto reddito; più stabile tra i praticanti religiosi assidui, nelle periferie delle grandi città o nei piccoli paesi, e sovente legato a un orientamento politico. Rispetto all’Europa, il volontariato italiano risulta più ancorato a risorse economiche, capitale sociale tradizionale e pratica religiosa, e meno alimentato da orientamenti laici o da cittadini politicamente «non collocati». Tanto in Italia quanto in Europa nel suo insieme, l’attività di volontariato appare inferiore nei ‘centri’ delle grandi città. Il quadro complessivo ci restituisce un volontariato italiano non in buona salute, con una partecipazione civica più disomogenea rispetto al contesto europeo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


